Operatori OSS e OSA: chi sono e come diventarlo

ossOSS, acronimo di Operatore Socio Sanitario, è un ruolo professionale nato nel 2001 con l’accordo Stato – Regioni, che ha come compito quello di prendersi cura di persone anziane e disabili al fine di aiutarli e renderli il più autonomi possibile. Tra i compiti che un Operatore Socio Sanitario può svolgere, ci sono quelli della cura dell’igiene personale dell’anziano / malato, l’assistenza in casa, la collaborazione con la famiglia della persona che si ha in cura, l’obiettivo dell’integrazione della persona stessa a livello sociale e la sua riabilitazione (nei limiti di quanto possibile, ovviamente). Nel caso di disabili, un Operatore Socio Sanitario è necessario fino all’età di 65 anni.

Molto simile all’OSS è il lavoro di OSA, acronimo di Operatore Socio Assistenziale, il quale ha diversi compiti da svolgere nei confronti della persona del disabile o dell’anziano (e per cui esistono appositi corsi, i cosidetti corsi OSA). In maniera particolare cura l’assistenza in casa e l’igiene della persona, rapportandosi anche con il personale sociale e sanitario al fine di verificare e tenere costantemente controllati i progressi svolti dalla persona che ha un cura.

Che differenze ci sono tra OSS e OSA e come si fa per diventarlo? Posto che esistono numerosi siti specializzati nella raccolta di corsi online, come ad esempio Formazione Corsi, diciamo in linea di massima che la differenza principale sta nella durata dei corsi necessari per poter diventare Operatore Socio Sanitario o Operatore Socio Assistenziale. Nel primo caso, la durata del corsi è di 1.000 o 1.200 ore, mentre nel secondo caso la stessa è di 700 ore circa. Un’altra differenza tra le due tipologie di figure professionali sta nel fatto che l’Operatore Socio Assistenziale svolge più un ruolo di tipo sociale e relazionale.

Il microcredito, cos è e perché è importante

microcreditoIl microcredito è uno strumento pensato appositamente per permettere a chi si trova in condizioni di particolari difficoltà sociali ed economiche, di avere a disposizione delle piccole somme di denaro in prestito, a condizioni particolarmente vantaggiose, per far fronte ad un imprevisto o a una qualunque tipologia di spesa.

Il microcredito non è accessibile a tutti ma, come detto, occorre avere degli svantaggi oggettivi rispetto alla media delle persone (ad esempio è concesso a persone che si trovano in condizioni di povertà e di emarginazione).

Le finalità del microcredito possono essere diverse e dipendono spesso dall’ente che li concede. In linea generale, possiamo dire che le somme di denaro possono essere impiegate per avviare un’attività imprenditoriale, anche con l’obiettivo di creare lavoro, oppure per far fronte a delle spese di emergenza.

Da un punto di vista delle aziende e delle persone che gestiscono tali aziende, il microcredito è spesso l’unica alternativa possibile per far fronte alla mancanza di fondi da investire in azienda. Soprattutto le attività di piccole dimensioni, sia artigiane che agricole, possono avere poche garanzie reali da fornire ad una banca o ad un istituto di credito per riuscire ad ottenere un finanziamento. E’ proprio qui che “entra in gioco” il microcredito, che si propone l’obiettivo di essere un aiuto concreto per lo sviluppo dell’azienda.

Nel corso degli ultimi anni si è parlato sempre di più di microcredito in favore dei “nuovi poveri”, ovvero persone che vivono in paesi sviluppati ma che, a causa della crisi o per altra motivazione, si trovano in gravi condizioni economiche e sono sulla soglia della sussistenza o addirittura al di sotto di essa.

Un’altra tipologia di microcredito è quella, promossa in Italia nel corso del 2006,  legata agli studi universitari.

Perchè è giusto agevolare l’accesso ai finanziamenti di pensionati e invalidi

denaroSpesso accedere ad un finanziamento è una cosa particolarmente difficile, in maniera particolare a causa delle garanzie che le banche e gli istituti di credito in generale richiedono. Per questo motivo alcune categorie di persone possono trovare non così facile riuscire ad avere una determinata somma, anche se piccola, in prestito. In maniera particolare ci riferiamo ai pensionati e agli invalidi, che a causa della loro limitata capacità lavorativa spesso non riescono a fornire le necessarie e minime garanzie di rimborso del finanziamento.

Nonostante tutto, è giusto fornire a queste persone “disagiate” tutto l’aiuto di cui hanno bisogno in termini economici, per tanti motivi.

Uno fra tutti, probabilmente il più importante, è che comunque anche queste persone, come tutti, hanno dei sogni e degli obiettivi da raggiungere, dunque non è giusto, per una sfortuna o perché non si è “nati ricchi”, avere delle limitazioni o l’impossibilità, in partenza, di poter aprire un’attività, di farla andare bene, di guadagnare denaro e tanto altro.

Da un punto di vista sociale, agevolare l’accesso ai prestiti a pensionati ed invalidi arricchisce tutti, in maniera particolare la persona che riceve aiuto e i suoi familiari.

Nonostante tutto, le difficoltà oggettive permangono, dunque che alternative ci sono al rifiuto da parte di banche ed istituti di credito? Il microcredito è una di queste alternative, dove con questo termine si intende un finanziamento di piccole dimensioni che è concesso a persone socialmente o economicamente svantaggiate, con l’obiettivo di far fronte a delle spese impreviste o di lanciare / migliorare un’attività economica produttiva, ad esempio di carattere agricolo o artigiano.

Capire la dottrina sociale della chiesa: solidarietà e sussidiarietà

Il periodo che stiamo vivendo, di forte crisi internazionale, tocca tantissime persone e tanti “enti”, tra i quali la Chiesa Cattolica, se così lo possiamo definire. Come, il Vaticano, vede la crisi finanziaria internazionale e come, i cattolici, dovrebbero affrontare la varietà di questioni economiche e sociali che si trovano di fronte?

Per affrontare queste domande ci sono due “strumenti” da poter utilizzare, ovvero la solidarietà e la sussidiarietà. Entrambi sono degli aspetti del secondo comandamento, ovvero quello di amare il nostro prossimo come noi stessi.

La solidarietà è la nozione che ci porta a considerare tutti come nostri vicini: le persone in fondo alla nostra strada, le persone del nostro paese, tutto il mondo. Non possiamo, come cristiani, dire “mi prendo cura di me stesso e non mi preoccupo del mio povero vicino di casa”. Allo stesso modo, non possiamo, come cristiani, dire “mi prendo cura dell’Italia, non mi preoccupo per i poveri del Terzo Mondo”. I confini internazionali non devono frenare il nostro bisogno di amare il prossimo.

La sussidiarietà è altrettanto importante. E’ l’idea che i problemi dovrebbero essere risolti al livello più piccolo e più intimo possibile. Ad esempio, lo stato non dovrebbe essere la soluzione a problemi che i comuni possono essere in grado di risolvere, così come i comuni non dovrebbero essere la soluzione dei problemi che le comunità interne possono risolvere,  e così via. Questo è un altro aspetto della carità. La carità non è una burocrazia senza volto che distribuisce i soldi delle tasse. Deve essere in realtà un’anima che esibisce l’amore per Cristo. Questo significa anche che i nostri obblighi morali non si esauriscono alla famiglia, ma dovrebbero espandersi anche al quartiere, alla comunità, alla città, allo stato e al pianeta intero.

Solidarietà nella lotta al cancro

Quando si parla di solidarietà ci sono tanti aspetti da prendere in considerazione. La solidarietà può riguarda, infatti, un gran numero di lati della nostra vita quotidiana e può diventare fondamentale in molti casi. Ci riferiamo in maniera particolare ai malati di cancro, una malattia per la quale non è ancora stata scoperta alcuna cura definitiva.

In che maniera la solidarietà entra in gioco per rendere la vita un po’ più facile ai malati e ai loro familiari, che pure sono colpiti in maniera diretta da questa tragedia?

Le case della solidarietà, note anche come case di accoglienza, sono uno dei tanti volti di questa medaglia. Si tratta di case che vengono concesse a chi ha bisogno di assistere un parente malato che sta ricevendo le giuste cure in un ospedale lontano da casa. Per cercare di rendere il meno pensate possibile il costo dell’assistenza da parte delle famiglie, tali dimore sono realmente l’ideale. Le case AIL, ad esempio, sono pensate appositamente con lo scopo di dare un aiuto a chi ne ha bisogno.

Un altro aspetto particolare della solidarietà nel mondo del cancro è quello delle parrucche della solidarietà, voluto dalla ONLUS “Cancro primo aiuto”, che cerca di ridare un po’ di serenità alle donne malate di cancro che, a seguito delle cure di radioterapia e di chemioterapia, possono subire la perdita di capelli. Tenendo a mente che tale effetto collaterale è nella maggior parte dei casi temporaneo, possono in ogni caso esserci delle conseguenze negative sulla vita sociale, oltre che sulla psicologia, delle donne. Ecco che una parrucca può contribuire, in qualche modo, alla conduzione di una vita personale e sociale più normale.

Case e parrucche sono due cose completamente diverse che però diventano sinonimi quando si parla di solidarietà e di cancro.

Solidarietà ed immigrazione

Quando si parla di immigrazione vengono subito alla mente tutta una serie di problematiche, tra cui l’accettazione degli immigrati da parte della popolazione locale e l’integrazione degli stessi all’interno della cultura del nostro paese. In questi casi la parola solidarietà diventa fondamentale per poter riuscire nel (a volte difficile) compito di portare a termine con successo tale immigrazione.

Sono due le facce della medaglia da prendere in considerazione: il primo è legato al fatto che gli italiani si attendono dagli immigrati sia riconoscenza che disponibilità, in fondo il nostro paese li ha accolti. Dall’altro i migranti stessi si attendono dal nostro popolo un’accoglienza umana, in cui la parola solidarietà la faccia da padrone. L’obiettivo finale che bisognerebbe raggiungere è quello di portare i migranti ad essere i nuovi cittadini italiani.

In questo senso si muove molto spesso la Caritas, che fanno parte della Chiesa Cattolica, la quale da sempre spinge all’integrazione tra le razze.

Per poter accettare l’immigrazione bisogna anche ricordare che noi italiani, diversi anni fa, siamo stati un popolo di migranti. Sono stati tantissimi i nostri connazionali che hanno lasciato lo stivale per cercare fortuna all’estero, magari in Canada o in Sud America.

L’integrazione tra italiani e stranieri ci può essere e, da un punto di vista della solidarietà, ci “deve” essere, ma sempre nel rispetto della legge. Troppo spesso, infatti, si legge di immigrati (a volte clandestini) che commettono reati in Italia anche se sarebbero dovuti essere espulsi tempo prima. Questo non va bene e non contribuisce certo a cambiare la visione del migrante straniero, spesso legato alle parole di “ladro” o “farabutto”. Nel rispetto delle leggi (sia da parte degli italiani che da parte degli stranieri) l’immigrazione solidale è una cosa possibile.

Che cosa sono i diritti umani?

I diritti umani sono i diritti che hanno tutti gli esseri umani indipendentemente da quale sia la propria nazionalità, il luogo ove essi risiedono, il loro sesso, la loro origine nazionale o etnica, il colore della loro pelle, la religione che praticano, la lingua che parlano e qualsiasi altra condizione presa in considerazione. Tutti noi abbiamo dei diritti umani.

Si parla di diritti umani per intendere dei diritti che abbiamo e che sono espressi e garantiti dalla legge sotto forma di trattati, di principi generali o in termini di altre fonti del diritto internazionale. Il diritto internazionale stabilisce inoltre gli obblighi che i governi hanno nell’agire in un certo modo o nel non agire in altri modi, il tutto con lo scopo di promuovere e proteggere i diritti umani e la libertà fondamentale delle persone.

I diritti umani sono dei diritti universali, secondo un principio, che è stato indicato per la prima volta nel corso della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, datata 1948. Lo stesso diritto è stato ribadito anche in varie convenzioni internazionali sui diritti umani, come quella di Vienna nel 1993, durante la quale si è invitato tutti gli Stati membri a promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali.

I diritti umani sono inalienabili, nel senso che non devono mai poter venir meno, tranne in seguto a situazioni specifiche e solo in seguito ad un processo giusto. Ad esempio, il diritto alla libertà può essere limitato solo se la persona è colpevole di un reato e viene riconosciuta tale da un tribunale.

I diritti umani sono interdipendenti ed indivisibili, oltre che uguali di fronte alla legge.

I diritti umani, infine, comportano dei diritti e dei doveri. Tali doveri riguardano la protezione degli stessi diritti umani. Tutti gli stati hanno inoltre l’obbligo di proteggere le persone da abusi sui propri diritti umani. A livello individuale, invece, si è autorizzati a far valere i propri diritti umani ma occorre rispettare i diritti umani degli altri.

ONLUS, cosa sono e che vantaggi hanno

Quando si parla di ONLUS, secondo la legge italiana, ci si riferisce ad un’organizzazione non lucrativa che ha utilità a livello sociale. Possono essere ONLUS, tra gli altri, anche le associazioni riconosciute e quelle non riconosciute, i comitati e le società cooperative. Non possono invece assumere veste di ONLUS gli enti pubblici e le società commerciali che siano differenti da quelle di carattere cooperativo.

Per poter arrivare ad avere lo status di ONLUS è fondamentale che l statuto o che l’atto costitutivo dell’ente siano redatti nella forma di atto pubblico o di scrittura privata autenticata o registrata. Tale atto deve prevedere in maniera espressa, tra gli altri, uno dei seguenti compiti: assistenza sociale, assistenza sanitaria, beneficenza, formazione, svolgimento di sport dilettantistico e tutela della cultura e dell’arte.

La legge italiana prevede per le ONLUS tutta una serie di agevolazioni fiscali, che possono andare dalle imposte sui redditi fino ad altre imposte di carattere indiretto, senza dimenticare l’IVA.

L’iscrizione all’Anagrafe unica delle Onlus ha carattere costitutivo ai fini della qualificazione come ONLUS degli enti interessati ed è condizione necessaria per beneficiare delle agevolazioni fiscali. Per poter usufruire di tali agevolazioni è fondamentale che le ONLUS stesse siamo iscritte presso le direzioni regionali delle entrate che sono competenti per territorio. Tutti gli enti che vogliono assumere la qualifica di ONLUS devono dare comunicazione di tale decisione tramite raccomandata presso la Direzione delle Entrate competente. Sono invece esonerate dall’obbligo della comunicazione le cooperative sociali, le organizzazioni di volontariato e le organizzazioni non governative.

Sempre a livello fiscale, coloro che versano denaro “in beneficienza” ad una ONLUS, possono usufruire di una certa detrazione fiscale della somma versata: più precisamente si parla della percentuale del 19% entro una soglia massima di 2.065,83 euro.